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La coscienza sa – Sesto livello psicosomatico

La coscienza sa - Sesto livello psicosomatico - Mindfulness Sardegna

Il sesto livello psicosomatico include le zone della testa che vanno dagli occhi e dalla fronte all’area occipitale. Esso riguarda le funzioni della coscienza di sé, le funzioni mentali in generale, la vista, la comprensione di sé e del mondo.

Ricordi che la coscienza viene avvertita nel corpo umano al livello della zona del cuore? Tuttavia se non siamo bene in contatto con il corpo e abbiamo sviluppato maggiormente l’intelletto a discapito del senso di essere, percepiamo la coscienza a livello della testa. In questo caso il senso profondo di identità viene trasferito ad un livello inferiore che potremmo chiamare una identità mentale. Si può esprimere con “io sono ciò che penso, sono la mia mente”.

Identificazione, controllo, giudizio

Come tutti i livelli psicosomatici, anche il sesto livello può bloccarsi. Quasi tutte le persone hanno un grosso blocco al livello della testa, ma non ne sono consapevoli.

Le persone fanno corrispondere la propria identità mentale alla persona con cui si identificano, con il nome proprio, la propria biografia e le proprie idee su se stessi. Ricordiamo che la parola persona deriva dal greco e significa maschera. L’identità mentale è una costruzione della mente che non corrisponde alla nostra vera identità.

Il sesto livello psicosomatico è quindi considerato anche come mente, capace di analizzare le informazioni raccolte attraverso le sensazioni, costruire le percezioni, le emozioni, progettare i comportamenti e pensare, immaginare. Chi si identifica con la mente raramente è in grado di sentire realmente ciò che accade al suo interno. Più facilmente si è formato un giudizio circa le cose, considerandole buone o cattive, giuste o sbagliate, e va nel mondo con questa griglia.

Il sesto livello psicosomatico è anche collegato alla volontà e al controllo di sé. Quando siamo identificati con la mente abbiamo un senso di controllo con cui ci identifichiamo e che, come abbiamo visto per i tre blocchi psicosomatici collettivi, è collegato alla nostra inibizione del corpo, iperattivazione della mente e chiusura del senso di identità profonda del cuore.

Disidentificazione, spontaneità, saggezza

Al sesto livello psicosomatico compete però anche la coscienza, intesa come capacità di conoscere l’oggetto, come è tramandato nella tradizione Theravada. Ciò significa che ciò che conosce è la coscienza, mentre ciò su cui agisce è l’oggetto della coscienza, ovvero ciò che viene conosciuto.

Proprio perché esiste la coscienza, noi “ci siamo” e sentiamo di esserci. Quando ci viviamo come coscienza emerge un senso unitario di noi stessi e della realtà, la visione diviene aperta, inclusiva, e siamo in grado di comprendere dal piano non concettuale. Anche questo senso di identità profondo è una costruzione arbitraria, dovuto all’identificazione con la coscienza.

Il sesto livello psicosomatico è anche particolarmente influenzato dalla vista, la quale esprime il contatto fra luce, occhi e coscienza. La luce esterna è percepita dagli occhi, ma la luce interiore è percepita dall’occhio interiore, ovvero dalla coscienza.

L’abilità di percepire la coscienza è spesso vissuta da chi medita come luminosità. Essa infatti può essere notata come aura, centro luminoso, luminosità diffusa e così via, fino ai livelli più sottili di percezione. L’esperienza della luce interiore è spesso descritta come un progresso in alcune vie spirituali, come quella buddhista.

Lo sviluppo personale ci può portare a lasciar andare il controllo e inibizione di sé, che permette l’emergere di una volontà naturale, la spontaneità, che ci fa da guida nel mondo. Questa volontà naturale è collegata alla nostra abilità di viverci come coscienza, unitariamente, e perciò non ha bisogno di dividere le cose in giuste, sbagliate, è permesso, è negato, ma comprende cosa fare nel momento sulla base di una comprensione unitaria della realtà.

Lo sviluppo della coscienza

La coscienza non è una realtà inerte, anzi è suscettibile di sviluppo. La sua trasformazione è al centro delle più importanti vie spirituali dell’uomo che oggi conosciamo. Grazie a questa crescita cambia la visione della realtà che abbiamo, insieme alla saggezza.

Attraverso lo sviluppo della capacità di osservare, basata sulla mindfulness, si può comprendere che l’osservare non è l’oggetto osservato, come il corpo, le emozioni e i pensieri. Questi oggetti dell’osservazione non sono noi stessi. L’osservare può notare l’osservare stesso e far sorgere la comprensione che anche lì non c’è un osservatore.

Lo sviluppo del sesto livello psicosomatico passa quindi dal non attaccamento e dalla non identificazione. Di solito ci identifichiamo con la persona, la nostra storia e un particolare senso di identità mentale che ha una sua base emotiva. Quindi una grossa parte di disidentificazione passa dal disentificarci dalle emozioni, in particolare quelle dolorose collegate alle esperienze più importanti che abbiamo fatto durante la nostra crescita.

Se infatti possiamo identificarci con la parte positiva e piacevole della nostra identità mentale è perché nascondiamo più o meno bene la parte negativa e spiacevole, con cui però continuiamo ad essere identificati in modo inconsapevole.

Per questo il lavoro sulla propria infanzia, sui condizionamenti familiari, sui traumi e in generale sulla personalità è fondamentale per portarci sviluppare spiritualmente. In genere è un processo di conoscenza e purificazione che affrontiamo prima di iniziare una via spirituale.

Oltre le idee

Quando iniziamo a non identificarci con la nostra identità mentale, si sfalda anche l’attaccamento ai nostri concetti e interpretazioni del mondo e possiamo iniziare a diventare consapevoli delle “realtà ultime”, ovvero conosciamo la realtà in modo chiaro e oltre le idee, come senza un punto centrale, disagevole e in cambiamento. Il mondo è totalmente diverso dalle idee che ci siamo fatti su di esso.

Queste comprensioni profonde sboccano anche nella comprensione della vacuità, ovvero che ogni fenomeno è totalmente vuoto, vuoto di un sé, vuoto di una essenza, vuoto di qualcosa di ultimamente reale. Tutto è vacuità, perciò niente ha senso, niente ha un valore ultimo, niente è più importante di qualcos’altro, né il bene, né il male, né esistere né non esistere. Comprendere a fondo la vacuità significa realizzare l’illuminazione e perciò non può essere compreso realmente prima di questa profondissima realizzazione.

Per approfondire il viaggio dentro te stesso partecipa ai prossimi incontri gratuiti di mindfulness psicosomatica. Ti introdurremo ai livelli psicosomatici e inizieremo proprio dal ridurre il blocco del sesto livello.

Pratica consigliata: mindfulness psicosomatica.

Gianluca Ostuni
Gianluca Ostuni
Psicologo, Insegnante MBSR qualificato presso il Center for Mindfulness UMass (fondato da Jon Kabat-Zinn), Insegnante di Mindfulness Psicosomatica.

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