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Non giudizio – Primo pilastro

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Dopo l’introduzione in cui abbiamo sottolineato il ruolo delle intenzioni con cui ci affacciamo alla pratica di Mindfulness, iniziamo ad esplorare il primo pilastro, il non giudizio.

La mente giudicante

Nella vita quotidiana valutiamo tutto, guardiamo tutto in termini di buono o cattivo. Queste sentenze diventano automatiche e tendono a dominare le nostre menti: dopo qualche ripetizione un giudizio diviene una abitudine giudicante, e possiamo ritrovarci a vedere le cose sempre dalla stessa angolatura senza riuscire ad uscirne.

Quando coltiviamo la consapevolezza facciamo attenzione alla nostra esperienza momento per momento, evitando, nei limiti del possibile, di essere presi dalle nostre idee e opinioni, da ciò che ci piace e da ciò che non ci piace. Questo orientamento ci permette di vedere le cose come sono, piuttosto che attraverso le lenti colorate delle nostre preferenze.

Questo atteggiamento è come una porta attraverso cui entriamo nella mindfulness, dato che quando iniziamo a praticare ci rendiamo conto che la nostra mente usa giudizi per qualsiasi nostra esperienza.Iniziamo quindi a renderci conto del costante flusso di giudizi e di reazioni alle esperienze interne ed esterne in cui siamo coinvolti e apprendiamo a distaccarcene.

Quasi tutto ciò che vediamo o con cui entriamo in contatto viene etichettato e categorizzato dalla mente. Se l’esperienza viene considerata positiva, la mente usa il giudizio “buono”, se negativa “cattivo”, se indifferente ci appare “neutro”. Questa costante attività domina la mente e ci rende difficile stare in pace e vedere con chiarezza ciò che ci accade. È come viaggiare in un auto con i vetri appannati.

Se vogliamo arrivare a una gestione più efficace dello stress, possiamo partire dell’essere consapevoli di questa attività giudicante della nostra mente. Durante la pratica della consapevolezza, è importante riconoscere questa attività giudicante della mente quando si presenta, sospendere deliberatamente il giudizio, assumendo l’atteggiamento di un testimone imparziale e osservandola semplicemente. Non si tratta di giudicare il giudizio come sbagliato, complicando ulteriormente le cose.

Tre passi

Per sviluppare il non giudizio possiamo fare tre passi.

  1. Quando stiamo giudicando  diveniamone semplicemente consapevoli sul momento, ovvero osserviamo il processo che esprime: “mi piace / non piace”, “bene / male”, “giusto / sbagliato”. Prova a chiudere gli occhi per qualche minuto, e potrai osservare questo processo attivarsi, per esempio quando dice: “è tardi, stai perdendo tempo!”.
  2. Quindi sospendiamo le sentenze, i giudizi, quel processo. Semplicemente facciamo un passo indietro e lasciamo da parte i giudizi. Si tratta di togliere energia a questa parte della mente, di non continuare ad alimentarla. Lentamente, gradualmente, ridurrà la sua attività.
  3. Infine, porta l’attenzione al tuo respiro mentre si svolge momento per momento, rimanendo consapevole del respiro quanto possibile. Riporta la tua attenzione al respiro, osservando anche il resto di ciò che accade prendendolo così come è. In effetti ciò che vivi sta semplicemente accadendo, non è né buono né cattivo in sé. Ripeti questo processo in tre passi ogni volta che noti attivarsi la mente giudicante.

Pratichiamo insieme con la pratica di consapevolezza del respiro. Altre pratiche guidate possono essere trovate qui.

Gianluca Ostuni
Gianluca Ostuni
Psicologo, Insegnante MBSR qualificato presso il Center for Mindfulness UMass (fondato da Jon Kabat-Zinn), Insegnante di Mindfulness Psicosomatica.

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