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Nutrirsi di silenzio

Nutrirsi di silenzio - Mindfulness Sardegna

Nutrirsi di silenzio può apparire un paradosso, ma non lo è.

Il silenzio è cosa viva, ci dice la poetessa Candiani, cioè il silenzio ha una sua vita, un suo corpo, una sua sonorità, un suo sapore e odore. Il silenzio non è solo assenza di suoni, o di rumori metropolitani.

Può essere che ci accada di fermarci per un attimo e di essere vigili. Oppure, può essere che lo attuiamo volontariamente: agiamo il fermarci. In quel fermarsi del trambusto quotidiano possiamo scorgere il silenzio. Cosa si inserisce in quei momenti? Cosa rende quel riprenderci dalla corsa così particolare?

Possiamo notare che il nostro diaframma si rilassa. Che i suoni diventano più chiari e comprensibili. Può accadere che le spalle cedano o che la mente come un nastro consumato continui a parlare per poi far svanire quelle parole. Il silenzio trasforma l’esperienza, la rende diversa, la rinfresca e ce la serve per essere colta.

Nel silenzio possiamo tornare ad essere presenti, abitare il presente, coglierlo. Il silenzio ci riporta in vita, in profondità inesplorate dai rianimatori, perché nutre la nostra attenzione e coscienza. Qual è la vita della coscienza? Quale vita risentiamo quando torniamo presenti? Forse quella del vegetare? Quella dell’essere in piedi e tram-trammizzarsi? No.

Essere vivi, non sopravvivere

Una cosa è sopravvivere, un altra è essere vivi. Potrei dire anche: una cosa è essere nati, un’altra è accorgersi di sé!

Quando siamo in piedi e siamo dirottati dalla mente, infatti, non siamo pienamente vivi. Il corpo respira, la mente progetta, il cuore sente, ma noi siamo veramente lì? Spesso siamo già alla lista delle cose da fare e lasciamo decidere ai nostri impulsi. Provate adesso ad accorgervi cosa vi accade se vi fermate per 2 minuti e non fate niente.

Proviamo insieme a me. 2 minuti fermi, ad occhi chiusi. Una piccola pratica di mindfulness.

Fatto?

Ci siete stati nel presente per questo tempo, oppure…? Ecco cosa intendo dire.

Essere vivi e accorgersi di sé è tutt’altro. Significa tornare ad essere interi, uniti, veri. Ecco quindi la magia del silenzio: ci nutre e ci resuscita dal sonno esistenziale. Dopo tutto, cosa importa fare molte cose, riempire la vita di eventi, se noi non siamo veramente lì a viverli?

Se c’è silenzio, c’è spazio, e nello spazio molte cose possono accadere.

 

Gianluca Ostuni
Gianluca Ostuni
Psicologo, Insegnante MBSR qualificato presso il Center for Mindfulness UMass (fondato da Jon Kabat-Zinn), Insegnante di Mindfulness Psicosomatica.

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